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«In quelle nuvole corporee - dalle "ossa bianche", che uomo di tanto in tanto "aggiusta", che "cadono dal cielo come cadaveri gettati in una colata di cemento", "nuvole d'acido cloridrico" - lo specchio di un'esistenza dolente, avvelenata, imprendibile. Che non ci appartiene mai fino in fondo. O che non aspetta noi, come i treni che comunque partono, non si fermano e continuano a passare. Versi commoventi, a volte addirittura strazianti. Canti di nuda consapevolezza. Vestiti di analogie». (dalla postfazione di Eleonora Rossi)